sabato 7 marzo 2009

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALLA CARISSIMA ADRIANA MULIERE...


Mimosa? No grazie!

Mi immagino di sentire i commenti che seguono alla lettura del titolo:”… proprio da un rappresentante delle pari opportunità non ce lo aspettavamo!”, e, da chi mi conosce: “… proprio da te non ce lo saremo mai immaginati!”. Analizziamo alcuni aspetti del possibile significato della festa del’8 Marzo,e alla fine, caro lettore mi dirai se condividi con me il titolo.

Da sempre, l’8 marzo è la giornata in cui viene concessa alle donne una serata di….libertà: di uscire sole con le amiche, di guardare uno spogliarello maschile, di ubriacarsi, di andare a cena da sole; il giorno in cui hanno quasi un diritto a ricevere dei fiori ( ma solo le mimose, mi raccomando!). Finita la giornata, ritorna la vita di sempre: donne divise dal doppio ruolo (casa-famiglia), con stipendi inferiori, mansioni non sempre adeguate al livello professionale, il solido tetto di cristallo sempre presente, la discriminazione, le violenze patite in silenzio tra le omertose mura domestiche, le violenze sessuali. Donne come corpi che appartengono, oggetto di possesso e quindi violabili, uomini che non si rassegnano alla fine di un rapporto e distruggono la vita e la tranquillità di ex compagne, mogli che cadono sempre dalle scale, lavoratrici ghettizzate e discriminate.

L’8 marzo è anche una delle giornate consumistiche a cui tutti ci pieghiamo per i fiori, i regalini, le cene, persino gli extracomunitari, messi da parte gli ombrelli e i fazzoletti, ti vogliono vendere (a peso d’oro) un rametto di mimosa. Un albero, simbolo di questa giornata, in questi giorni impunemente violato e saccheggiato ( ma gli ambientalisti dove sono quando servono?).

L’8 marzo, al di là della sua origine storica, dovrebbe essere una giornata di riflessione, un momento in cui fare un consuntivo su quanta strada si è fatta e quanta ne resta da fare per realizzare la pari opportunità, per dare dignità al femminile, per realizzare la pienezza della cittadinanza di cui ancora la donna non è titolare: siamo ancora cittadine imperfette! Un giorno in cui smascherare senza false ipocrisie l’utilizzo improprio del corpo del femminile, ancora abusato nelle pubblicità a sfondo sessuale per prodotti che di erotico non hanno nulla; o la strumentalizzazione della violenza sessuale per fare passare decisioni governative assurde. Si, mi riferisco all’istituzione delle ronde, le quali sull’ondata emotiva di una serie di stupri commessi da “extracomunitari cattivi” sono state istituzionalizzate, ma….. dove erano questi integerrimi cittadini prima della lobotomizzazione mediatica del fenomeno? Perché volontariamente non si sono organizzati anche in tempi passati visto che lo stupro, purtroppo, è una forma antica di aggressione? Sarà che adesso, forse, percepiscono un qualche compenso? Come mai vengono evidenziati solo gli stupri di extracomunitari e tenuti in ombra quelli che avvengono quotidianamente tra le mura domestiche o ad opera di maniaci nostrani? Forse la focalizzazione sull’extracomunitario è per fare nascere una xenofobia che giustifichi determinati provvedimenti? Ma siamo sicuri che la violenza subita dalle donne sia solo quella sessuale? E quando tutti questi argomenti passeranno di moda, le donne saranno di nuovo abbandonate a se stesse?

L’8 marzo deve essere tutti i giorni, nella testa e nelle azioni quotidiane. Le donne si devono concedere da sole lo spazio che ritengono opportuno, i fiori devono diventare espressione del pensiero e del sentire dell’altra metà dell’umanità (se proprio vogliono regalarli). Le donne devono ancora realizzare una piena ed effettiva cittadinanza.

Ma, non facciamolo da sole: non possiamo e non dobbiamo. E’ un cammino da fare assieme agli uomini perché la cittadinanza imperfetta offende l’intera società civile, perché ogni stupro è una violazione della comunità stessa, perché anche la violenza psicologica ha conseguenze devastanti sul singolo e sulla comunità, perché la maternità non riguarda solo la donna ma è un fatto di rilevanza pubblica e come tale deve essere rispettato e tutelato, perché i diritti e le opportunità devono essere universali e non di genere, perché la professionalità ha un volto e non un sesso. Facciamo diventare la nostra diversità di donne un elemento di ricchezza e di unione e non di ghettizzazione, perché, caro lettore, donne e uomini sono diversi ed è proprio in questo consiste la grandezza del genere umano.

Il giorno dell’ 8 marzo, non regalateci mimose, ma accompagnateci, al nostro fianco, nel cammino che ci farà acquisire pari dignità umana e professionale; non sottovalutate le nostre lacrime e prestate ascolto ai nostri silenzi; non giudicateci con gli ormoni ma considerateci con la testa e con il cuore.

Non permettete alla logica del mercato e della convenienza, e alle strumentalizzazioni della politica, di banalizzare ciò che questo giorno realmente rappresenta e può ancora simboleggiare .

Se il modo in cui si vede il mondo dipende dal posto in cui si è seduti, beh, signore e signori, allora l’8 Marzo è il giorno in cui iniziare a cambiare prospettiva.

SIAP – CATANIA

Il Presidente del Comitato

Dott.ssa Adriana Muliere


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