venerdì 7 luglio 2017

25 anni alla ricerca della verità..

Manifestazioni del  13,17, 18 e 19 Luglio
25 anni alla ricerca della verità..

Ormai da anni la nostra O.S. ogni anno, in occasione della ricorrenza del 19 luglio, organizza una serie di eventi socio-culturali, unitamente al Movimento delle Agende Rosse, a varie associazioni e scuole di ogni ordine e grado.
 Sono passati 25 anni da quel 19 luglio 1992; anni in cui la verità su quelle stragi é via via venuta fuori a brandelli, strappata con la forza e la foga di chi non si rassegna ai depistaggi e ai tentativi di occultamento.
Noi non crediamo alle passerelle mediatiche e alla spettacolarizzazione del dolore, non crediamo a chi viene per "ricordare" perché spesso lo fa perché per il resto dell'anno ha dimenticato, non crediamo a chi sfrutta questi eventi per visibilità o promozione. Ma stiamo in piazza con chi chiede la verità ad ogni costo per quel sangue innocente sparso in Via D'Amelio e per tutto il sangue delle vittime di mafia
Per noi saranno 4 giorni pieni di impegno, di incontri e riflessioni, di mondi che si incontrano nell'obiettivo comune.
Inizieremo il 13 luglio, ore 18 con una kermesse letteraria sul Lungomare di Trappeto (PA), incontreremo 4 autori, tra giornalisti e poliziotti che della ricerca della verità hanno fatto la loro vita..
Il 17 giocheremo la nostra partita del cuore e presenteremo la nostra maglietta della ricorrenza, presso il campetto della “Magione”.
Il 18 mattina accoglieremo delegazioni (NUMERO CHIUSO PER MOTIVI DI SICUREZZA) della società civile e dei nostri amici delle Agende Rosse, nella nostra Caserma P. Lungaro, per un momento di riflessione e memoria insieme.
Il 18 sera serata di Musica e Impegno presso il Palab con i Taligalè.
Il 19 Luglio staremo lì accanto all'albero di Via D'Amelio nella memoria Comune.
Sarà presente la nostra Segreteria Nazionale SIAP.



lunedì 5 giugno 2017

No agli arresti domiciliari di Riina



Quando abbiamo fondato la pagina Facebook "presentazione del libro Riina jr - Stato di allerta permanente" , sotto forma di evento, l'avevamo fatto sotto la spinta emotiva forte dettata dalla ostentata e paventata presentazione del suo libro, che il figlio di Totò Riina avrebbe voluto fare a Palermo. La società civile si strinse attorno a questo moto di indignazione e protesta.
Oggi abbiamo registrato una "apertura" alla possibilità che il noto mafioso, mandate di omicidi, stragi, estorsioni, intimidazioni, carneficine, mattanze e efferatezze varie a carico di servitori dello Stato e liberi cittadini, possa essere mandato a casa, poiche' a nessuno dovrebbe essere negata "una morte dignitosa". Almeno così abbiamo letto nei giornali.
Ebbene noi diciamo NO FORTEMENTE E DECISAMENTE NO!!
LA MORTE DIGNITOSA DOVEVA ESSERE ASSICURATA E GARANTITA ALLE CENTINAIA DI PERSONE INNOCENTI TRUCIDATE PER MANO MAFIOSA..
L'allerta continua.. noi continuiamo!
Luigi Lombardo Siap Palermo

domenica 4 giugno 2017

TERRORE..

TERRORE A LONDRA.. E TORINO..
Doveva essere una sera di festa e aggregazione a Torino, poco contava il risultato finale della partita, una sera di primavera come tante a Londra.
Morti e feriti di qua, feriti e panico di là.. Un attentato il primo, la calca ed il terrore di un attentato il secondo. Il terrorismo vince così la sua guerra: inculcando la paura e distruggendo il vivere quotidiano. L'odio interrazziale e religioso sono le forze prepotenti che lo alimentano e lo giustificano nelle menti malate.
Probabilmente in un epoca non funestata dal terrore il crollo di una passerella non avrebbe innescato quella paura cieca che ha fatto travolgere donne e ragazzi dalla folla terrorizzata.
Non si può più aspettare. Dobbiamo vincere la guerra col terrore adesso, senza dare più spazio ai soliti vermi razzisti e beceri che parlano di integrazione in maniera strumentale e deviata, dopo anni passati ad imprecare contro le "invasioni" (sic) dei nostri fratelli d'oltremare.
Il mondo é una polveriera ed in tanti, in primis poteri economici forti, mica troppo occulti, non vedono l'ora di innescare la miccia.
L'unica divisione in una società "NORMALE" deve riguardare gli uomini perbene di ogni credo o colore contro delinquenti e malviventi di ogni specie o razza... se non sarà così avranno vinto loro, se non facciamo così hanno già vinto loro!
Luigi Lombardo
SIAP PALERMO

venerdì 2 giugno 2017

Festa della Repubblica.. Uniti.. ma proprio tutti!

E' la festa della Repubblica. 

Per moltissimi, forse i più, sarà solo il modo per allungare un week end.. Diamo tutto per scontato. Non combattiamo più per nulla. E' come se tutto ci fosse dovuto, come se non dovessimo guadagnarci ogni giorno la preziosa libertà che il sangue di chi ci ha preceduto ci ha regalato. Ebbene no. Mentre noi ci rassegniamo al nulla, mentre aspettiamo che qualcuno faccia qualcosa, mentre dimentichiamo a che prezzo fu conquistata la nostra Repubblica, nell'ombra qualcuno se la porta via.
Se solo riuscissimo a ricordarcene sempre! Se solo riuscissimo a non dimenticare che tutto é dura conquista, giorno dopo giorno, e che il sangue che quella conquista ci é costato é troppo prezioso per essere dissipato nel nulla, allora avremmo un abbozzo di quella coscienza critica che ormai sembriamo aver perso, come turisti di una storia che non ci vede più protagonisti. Allora, se riscoprissimo il valore assoluto della partecipazione attiva alla vita sociale e politica della Nazione, considerandola davvero NOSTRA, forse ci sentiremmo più indignati a vederne far scempio da questo o quello.. Forse tutto sarebbe migliore se non demandassimo sempre "agli altri" ciò che é tutta a noi per diritto e dovere assoluto!
Di certo vivremmo in un mondo migliore.
Vedremo sfilare le nostre Forze Armate, in via dei Fori Imperiali. Ebbene io vorrei una festa della Repubblica in cui a sfilare per le vie della Capitale e di ogni città, assieme ai nostri uomini in divisa, senza schieramenti marziali, ma tra cortei festosi, ci fossero tutte le parti portanti della nostra Repubblica: studenti, operai, commercianti, artigiani, insegnanti, medici, infermieri, ristoratori, camerieri.. insomma tutti, a festeggiare felici l'ennesima conquista dell'ennesima giornata di lotta: un mondo migliore!
Tanti vogliono mettere mano alla nostra Costituzione, culla e incubatrice della nostra ancor giovane Repubblica. Prima di cambiarla, vorrei che provassero a conoscerla davvero!
Vi lascio alle parole di Piero Calamandrei, pronunciate in un celeberrimo discorso ai giovani del '55 a Milano, vi stupirete nel sentirne l'attualità.
Auguri Italia, buona festa della Repubblica!
Luigi Lombardo Siap Palermo


https://www.youtube.com/watch?v=XRTG9duEnww

domenica 28 maggio 2017

Perché via D'Amelio..

https://buonacausa.org/cause/19luglio2017


VENIAMO IN VIA D’AMELIO PERCHE’..
Perché la battaglia ci vede in vantaggio ma non è ancora vinta
Perché i colori e le voci di questa strada ci dicono che la luce della speranza splende fortissima
Perché qui mondi diversi si sono fusi insieme guardando al futuro
Perché da quella ferita di quella maledetta domenica del 1992 ,che avrebbe distrutto sogni e speranze ovunque, è nata la voglia di riscatto di una generazione intera
Perché dove c’era morte e distruzione adesso ci sono bambini in festa che ci impongono di lottare per loro e per il loro futuro, senza perdere la speranza
Perché l’onda di agende rosse levate al cielo ci fa credere che la verità di quelle stragi vedrà la luce
Perché Agostino, Claudio, Walter, Vincenzo, Antonio, Emanuela e Paolo sono qui in mezzo a noi e sono vivi!
Perché quell’esplosione ha sbarrato le porte alla mafia e non alla vita!
Perché se guardate la persona che vi sta accanto, non ne troverete una in questa piazza che non sa per certo che questa volta la battaglia la vinciamo noi
Perché qui il sangue innocente ha reso prezioso il senso di tutto
Perché non ci sono barriere o steccati quando si guarda tutti insieme nella stessa direzione
Perché il sogno è troppo bello e importante per non essere realizzato
Perché come fratelli e come sorelle, persone arrivate qui con diverse convinzioni, sono uscite da questa piazza con lo stesso orizzonte..
Perché non c’è posto per la paura, ma solo la rabbia che spazzerà via il cancro infame di questa terra
Perché è tempo di restituire le forze dell’ordine, le donne e gli uomini che le compongono a chi realmente appartengono: alla società civile, a tutti voi!
Perché con le donne e gli uomini della Polizia di Stato, restituiamo alla gente la preziosa memoria dell’estremo sacrificio dei nostri ragazzi
Perché le donne e gli uomini delle F.O. che lavorano senza risorse e mezzi, per il bene di tutti, a rischio della loro vita, sono un aspetto luminoso e splendido della nuova resistenza
Perché quando assicuriamo un pericoloso latitante alle patrie galere, quando scortiamo un magistrato, inseguiamo un malvivente a rischio della vita, non lo facciamo per la miseria di uno stipendio che non vale una vita, ma per tutti, ma proprio tutti voi!
Perché non riusciamo più a distinguere in questa piazza poliziotti e agende rosse
Perché odiamo le passerelle, soprattutto quelle di chi solo 2 o 3 volte l’anno sente il bisogno di ricordare, perché per altri 363 giorni evidentemente dimentica
Perché quando chi ha la responsabilità di guidare il Paese parlerà di poliziotti e poliziotte dirà “i miei uomini” ognuno di voi possa alzarsi e dire: “eh no, quelli non sono tuoi, ma i nostri fratelli e le nostre sorelle”
Perché ieri al Reparto Scorte, come oggi qui, avevamo davvero sanato le ferite che una scellerata visione politica aveva generato in decenni di scempio sociale, allontanando la società civile dai suoi figli e fratelli in blu
Perché Paolo, Agostino, Claudio, Walter, Emanuela, Vincenzo e Antonio non erano solo magistrato e poliziotti, ma come dicono le nostre magliette erano prima di tutti figli, fratelli, sorelle di ognuno di voi
Perché che un mondo migliore era possibile lo sappiamo già, ma adesso dobbiamo sapere che é anche ora di farlo
Perché oggi non potrei davvero essere in nessun altro posto al mondo senza sentirmi vuoto ed incompleto
Perché molti di coloro che non conoscevano Palermo, dopo quei terribili eventi se ne sono irrimediabilmente innamorati, per renderla migliore
Perché.. Qui oggi negli occhi di tutti si specchia la Palermo che tutti sanno che non potrà che essere una terra bellissima!
(via D'Amelio il 19 luglio 2015)
Luigi Lombardo SIAP PALERMO

A sostegno dei nostri compagni di viaggio delle Agende Rosse, sempre e comunque!


Fino alla verità..

https://buonacausa.org/cause/19luglio2017

venerdì 26 maggio 2017

DIALOGO DI UN POLIZIOTTO E DI UN MANIFESTANTE

Era una sera di giugno di qualche anno fa. Squillò il telefono e Federica Fabbretti mi parlò di questa sua idea. Lo avremmo letto lì, in via D'Amelio, non luogo di morte ma di vita, luogo di incontro di strade che si uniscono e orizzonti che si allargano. Società civile che diventa civiltà comune, storia comune. Nacque così, scritto a 4 mani e letto a due voci il DIALOGO DI UN POLIZIOTTO E DI UN MANIFESTANTE.
Ci sarà il G7 a Taormina e tutti hanno diritto a manifestare il loro dissenso e ad esprimere le loro idee, tutti! Ma nessuno ha il diritto di far del male a nessun altro.
Non ho la presunzione di pensare che il nostro DIALOGO possa evitare scontri o problemi (che fortemente ci auguriamo che non ci siano), ma se qualcuno ci rifletterà su almeno un poco forse.

DIALOGO DI UN POLIZIOTTO E DI UN MANIFESTANTE
Ci sono sempre quelli che dicono, quelli che dicono anche se non dovrebbero dire, forse farebbero bene a non pensare nemmeno, ma ci sono. Sono ovunque, tra la gente comune e tra chi li rappresenta cercano solo fratture e divisioni, tramano nell’ombra, parlano, agiscono e vestono in mille modi diversi, escogitano, dicono e vogliono.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico,
una persona senza nome, uno dei tanti, tutti uguali, tutti neri, coperti da un casco e da una maschera antigas, con un manganello in mano, pronto a fare del male.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico,
una persona senza un ideale, senza una dignità, senza un’opinione, servo dei servi, una persona che tradisce i suoi stessi cittadini, difendendo gli oppressori.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico, una persona che ci odia, che non ha un buon motivo per stare lì se non quello di picchiare un poliziotto e spaccare tutto.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico, una persona che ignora tutto il mondo che c’è sotto una divisa, che non capisce che i suoi problemi sono anche i miei, che la disoccupazione, la casa, la scuola, la sanità sono drammi che per primo vivo io e che vorrei magari condividere con lui le ragioni della protesta.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico.
Vogliono che io ti guardi e che le prime due emozioni che emergano, contemporaneamente, siano la rabbia e la paura. La rabbia, per le violenze subite da cittadini inermi e mai punite; la paura, di essere il prossimo a subirle.
Vogliono che io ti guardi e che le prime due emozioni che emergano, contemporaneamente, siano la rabbia e la paura. La rabbia di chi sa che, qualunque cosa succederà in piazza, saranno sempre e solo i poliziotti ad averne le colpe, la paura di lasciarci le penne, portare a casa fratture e suture e che, qualunque cosa accada, il mio stipendio non basterà a pagare gli avvocati e distruggerà l’economia fragile della mia famiglia.
Vogliono che io guardi le squadre nere che vi assalgono e che, dentro di me, sussurri “bravi”.
Vogliono che io guardi le manganellate e pensi “ben vi sta”.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico: una guardia.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico: un manifestante.
Eppure, in questa giornata, io ti guardo e vedo soltanto Rocco, Antonio, Vito, Vincenzo, Emanuela, Agostino, Walter e Claudio, Poliziotti sì, ma miei fratelli, sorelle, figli, figlie, compagni, amici.
Eppure, in questa giornata, io ti guardo te e vedo soltanto Peppino Impastato, Danilo Dolci, Mauro Rostagno, che mettevano in pratica la disobbedienza civile, sì, ma erano e sono miei compagni e combattevano anche per me.
Vogliono che ci guardiamo l’un l’altro e che identifichiamo il nostro nemico nel colore dei vestiti che indossiamo e non nel sopruso, da qualsiasi “colore” esso sia commesso.
Vogliono che la frustrazione, la rabbia e la paura oscurino la nostra capacità di ragionare e di sentire.
Quello che vogliono è che si scelga la violenza. Perché la violenza è l’antitesi non solo della pace ma anche della logica e della razionalità. E finché saremo impegnati ad usare violenza non avremo il tempo di riflettere e trovare il giusto modo per raggiungere l’obiettivo, che è solo uno: la giustizia. In ogni sua forma e dimensione, sia questa in un tribunale, in un ospedale, sul posto di lavoro.
Questa giornata è la dimostrazione che il nostro nemico è un altro e che, alla fine dei giochi, è lo stesso: la violenza. Non solo la violenza fisica, quella risulta meno grave alla Storia, ma soprattutto la violenza morale, la sopraffazione del più debole. L’ingiustizia impunita.
Questa giornata ci trova schierati dalla stessa parte e, se si è capaci di farlo una volta, lo si può fare ancora. Ma non diventando tutti poliziotti o tutti manifestanti – come spesso ci viene chiesto -, non imponendo all’altro il proprio modo di migliorare questa società, quanto difendendo, qualsiasi sia la nostra occupazione e qualsiasi colore indosseremo alla prossima manifestazione, l’importanza dell’onestà intellettuale e il rifiuto dell’abuso e della violenza. Ricordandoci sempre che il nostro comune obiettivo non è la vittoria della squadra rossa o di quella nera ma quella della squadra dei giusti e degli onesti.
Federica Fabbretti (Agende Rosse) e Luigi Lombardo (Siap Palermo)
http://www.antimafiaduemila.com/home/di-la-tua/238-senti/65662-dialogo-di-un-poliziotto-e-di-un-manifestante-un-giorno-prima-del-g7.html

Memoria..

Facciamo memorie insieme..


lunedì 24 aprile 2017

Resistenza!

I valori della nostra "RESISTENZA", valori fondanti che hanno gettato le basi dell'Italia, la nostra Italia, post-fascista: farsi società unita e forte, società che riscopre se stessa ed il senso di tutto nell'ideale comune di un mondo libero e migliore. Contro ogni tirannide.
Mi son chiesto quanti tipi di tirannide oggi attanagliano il nostro tempo: criminalità in ogni sua forma, tirannide del dio-denaro, sperequazioni economiche tra nazioni e tra fasce di lavoratori nella stesso Paese, crisi speculative che massacrano le classi più deboli e così via via, fino a piaghe sociali e tutto un
No! Non é finito il tempo della Resistenza, ogni giorno almeno un buon motivo per resistere viene a cercarci. Ogni giorno sentiamo bruciare in petto la prepotente voglia di non restarcene in silenzio a guardare la rovina circostante senza muoverci.
Eppure tramano ancora, ancora si annidano nell'ombra, i nemici della democrazia, rispetto ai quali dobbiamo sempre tenere viglie e alta la guardia.
Se non sapremo riscoprirci "fratelli" nei valori della Resistenza non vinceremo mai.
Mi hanno colpito sempre le parole di Calamandrei, padre Costituzionalista, che lascio di seguito a tutti. Felice Festa della Liberazione..
Felice Resistenza a tutti:
elenco sterminato di "tirannidi" che schiavizzano uomini e coscienze..
[...] Ma fino da allora cominciò la Resistenza: contro l’oppressione fascista che voleva ridurre l’uomo a cosa, l’antifascismo significò la Resistenza della persona umana che si rifiutava di diventare cosa e voleva restare persona: e voleva che tutti gli uomini restassero persone: e sentiva che bastava offendere in un uomo questa dignità della persona, perché nello stesso tempo in tutti gli altri uomini questa stessa dignità rimanesse umiliata e ferita. Cominciò così, quando il fascismo si fu impadronito dello Stato, la Resistenza che durò venti anni. Il ventennio fascista non fu, come oggi qualche sciagurato immemore figura di credere, un ventennio di ordine e di grandezza nazionale: fu un ventennio di sconcio illegalismo, di umiliazione, di corrosione morale, di soffocazione quotidiana, di sorda e sotterranea disgregazione civile. Non si combatteva più sulle piazze, dove gli squadristi avevano ormai bruciato ogni simbolo di libertà, ma si resisteva in segreto, nelle tipografie clandestine dalle quali fino dal 1925 cominciarono ad uscire i primi foglietti alla macchia, nelle guardine della polizia, nell’aula del Tribunale speciale, nelle prigioni, tra i confinati, tra i reclusi, tra i fuorusciti. E ogni tanto in quella lotta sorda c’era un caduto, il cui nome risuonava in quella silenziosa oppressione come una voce fraterna, che nel dire addio rincuorava i superstiti a continuare: Matteotti, Amendola, don Minzoni, Gobetti, Rosselli, Gramsci, Trentin. Venti anni di resistenza sorda: ma era resistenza anche quella: e forse la più difficile, la più dura e la più sconsolata.
Vent’anni: e alla fine la guerra partigiana scoppiò come una miracolosa esplosione. Lo storico che fra cento anni studierà a distanza le vicende di questo periodo, narrerà la guerra di liberazione come una guerra che durò venticinque anni, dal 1920 al 1945, e ricorderà che la sfida lanciata dagli squadristi del 1920 fu raccolta e definitivamente stroncata dai partigiani del 1945. E il 25 aprile finalmente i vecchi conti col fascismo furono saldati: e la partita conclusa per sempre.
Non bisogna credere, come qualche pietoso oggi vorrebbe per carità di patria, che gli orrori degli ultimi due anni siano stati così spaventosi solo perché il nemico era mutato: perché gli oppressori non erano più soltanto i fascisti nostrani, ma erano gli invasori tedeschi, gli Unni calati dai paesi della barbarie.
E’ vero sì, che gli ultimi due anni portano il nome di Kesselring; ma Kesselring fu l’ultimo dono che Mussolini fece all’Italia; fu l’ultimo volto di una follia che da venti anni preparava l’Italia a quell’epilogo spaventoso. Su su, regione per regione, borgo per borgo, porta per porta, la furia barbarica, chiamata in casa nostra dal dittatore impazzito, passava e livellava come una falce. […]
La Resistenza alla fine li spazzò via; ma non bisogna oggi considerar quell’epilogo soltanto come la cacciata dello straniero. Quella vittoria non fu soltanto vittoria contro gli invasori di fuori: fu vittoria contro gli oppressori, contro gli invasori di dentro. Perché, sì, veramente, il fascismo fu un’invasione che veniva dal di dentro, un prevalere temporaneo di qualche cosa di bestiale che si era annidato o si era ridestato dentro di noi: e la Liberazione fu veramente come la crisi acuta di un morbo che finalmente si spezzava dentro il nostro petto, come lo strappo risoluto con cui il popolo italiano riuscì con le sue stesse mani a svellere dal suo cuore un groviglio di serpi, che per venti anni l’aveva soffocato.
Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza.
Aver riscoperto la dignità dell’uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l’apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza.

[Tratto da Passato e avvenire della Resistenza, discorso tenuto da Piero Calamandrei il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano, alla presenza di Ferruccio Parri].

sabato 1 aprile 2017

SEMINARIO FORMATIVO SIAP..


DISPONIBILI I MODULI PER L'ADESIONE ALL'ASSEMBLEA IN SEGRETERIA..
CONTATTATECI, VENITE IN TANTI..