domenica 28 maggio 2017

Perché via D'Amelio..

https://buonacausa.org/cause/19luglio2017


VENIAMO IN VIA D’AMELIO PERCHE’..
Perché la battaglia ci vede in vantaggio ma non è ancora vinta
Perché i colori e le voci di questa strada ci dicono che la luce della speranza splende fortissima
Perché qui mondi diversi si sono fusi insieme guardando al futuro
Perché da quella ferita di quella maledetta domenica del 1992 ,che avrebbe distrutto sogni e speranze ovunque, è nata la voglia di riscatto di una generazione intera
Perché dove c’era morte e distruzione adesso ci sono bambini in festa che ci impongono di lottare per loro e per il loro futuro, senza perdere la speranza
Perché l’onda di agende rosse levate al cielo ci fa credere che la verità di quelle stragi vedrà la luce
Perché Agostino, Claudio, Walter, Vincenzo, Antonio, Emanuela e Paolo sono qui in mezzo a noi e sono vivi!
Perché quell’esplosione ha sbarrato le porte alla mafia e non alla vita!
Perché se guardate la persona che vi sta accanto, non ne troverete una in questa piazza che non sa per certo che questa volta la battaglia la vinciamo noi
Perché qui il sangue innocente ha reso prezioso il senso di tutto
Perché non ci sono barriere o steccati quando si guarda tutti insieme nella stessa direzione
Perché il sogno è troppo bello e importante per non essere realizzato
Perché come fratelli e come sorelle, persone arrivate qui con diverse convinzioni, sono uscite da questa piazza con lo stesso orizzonte..
Perché non c’è posto per la paura, ma solo la rabbia che spazzerà via il cancro infame di questa terra
Perché è tempo di restituire le forze dell’ordine, le donne e gli uomini che le compongono a chi realmente appartengono: alla società civile, a tutti voi!
Perché con le donne e gli uomini della Polizia di Stato, restituiamo alla gente la preziosa memoria dell’estremo sacrificio dei nostri ragazzi
Perché le donne e gli uomini delle F.O. che lavorano senza risorse e mezzi, per il bene di tutti, a rischio della loro vita, sono un aspetto luminoso e splendido della nuova resistenza
Perché quando assicuriamo un pericoloso latitante alle patrie galere, quando scortiamo un magistrato, inseguiamo un malvivente a rischio della vita, non lo facciamo per la miseria di uno stipendio che non vale una vita, ma per tutti, ma proprio tutti voi!
Perché non riusciamo più a distinguere in questa piazza poliziotti e agende rosse
Perché odiamo le passerelle, soprattutto quelle di chi solo 2 o 3 volte l’anno sente il bisogno di ricordare, perché per altri 363 giorni evidentemente dimentica
Perché quando chi ha la responsabilità di guidare il Paese parlerà di poliziotti e poliziotte dirà “i miei uomini” ognuno di voi possa alzarsi e dire: “eh no, quelli non sono tuoi, ma i nostri fratelli e le nostre sorelle”
Perché ieri al Reparto Scorte, come oggi qui, avevamo davvero sanato le ferite che una scellerata visione politica aveva generato in decenni di scempio sociale, allontanando la società civile dai suoi figli e fratelli in blu
Perché Paolo, Agostino, Claudio, Walter, Emanuela, Vincenzo e Antonio non erano solo magistrato e poliziotti, ma come dicono le nostre magliette erano prima di tutti figli, fratelli, sorelle di ognuno di voi
Perché che un mondo migliore era possibile lo sappiamo già, ma adesso dobbiamo sapere che é anche ora di farlo
Perché oggi non potrei davvero essere in nessun altro posto al mondo senza sentirmi vuoto ed incompleto
Perché molti di coloro che non conoscevano Palermo, dopo quei terribili eventi se ne sono irrimediabilmente innamorati, per renderla migliore
Perché.. Qui oggi negli occhi di tutti si specchia la Palermo che tutti sanno che non potrà che essere una terra bellissima!
(via D'Amelio il 19 luglio 2015)
Luigi Lombardo SIAP PALERMO

A sostegno dei nostri compagni di viaggio delle Agende Rosse, sempre e comunque!


Fino alla verità..

https://buonacausa.org/cause/19luglio2017

venerdì 26 maggio 2017

DIALOGO DI UN POLIZIOTTO E DI UN MANIFESTANTE

Era una sera di giugno di qualche anno fa. Squillò il telefono e Federica Fabbretti mi parlò di questa sua idea. Lo avremmo letto lì, in via D'Amelio, non luogo di morte ma di vita, luogo di incontro di strade che si uniscono e orizzonti che si allargano. Società civile che diventa civiltà comune, storia comune. Nacque così, scritto a 4 mani e letto a due voci il DIALOGO DI UN POLIZIOTTO E DI UN MANIFESTANTE.
Ci sarà il G7 a Taormina e tutti hanno diritto a manifestare il loro dissenso e ad esprimere le loro idee, tutti! Ma nessuno ha il diritto di far del male a nessun altro.
Non ho la presunzione di pensare che il nostro DIALOGO possa evitare scontri o problemi (che fortemente ci auguriamo che non ci siano), ma se qualcuno ci rifletterà su almeno un poco forse.

DIALOGO DI UN POLIZIOTTO E DI UN MANIFESTANTE
Ci sono sempre quelli che dicono, quelli che dicono anche se non dovrebbero dire, forse farebbero bene a non pensare nemmeno, ma ci sono. Sono ovunque, tra la gente comune e tra chi li rappresenta cercano solo fratture e divisioni, tramano nell’ombra, parlano, agiscono e vestono in mille modi diversi, escogitano, dicono e vogliono.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico,
una persona senza nome, uno dei tanti, tutti uguali, tutti neri, coperti da un casco e da una maschera antigas, con un manganello in mano, pronto a fare del male.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico,
una persona senza un ideale, senza una dignità, senza un’opinione, servo dei servi, una persona che tradisce i suoi stessi cittadini, difendendo gli oppressori.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico, una persona che ci odia, che non ha un buon motivo per stare lì se non quello di picchiare un poliziotto e spaccare tutto.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico, una persona che ignora tutto il mondo che c’è sotto una divisa, che non capisce che i suoi problemi sono anche i miei, che la disoccupazione, la casa, la scuola, la sanità sono drammi che per primo vivo io e che vorrei magari condividere con lui le ragioni della protesta.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico.
Vogliono che io ti guardi e che le prime due emozioni che emergano, contemporaneamente, siano la rabbia e la paura. La rabbia, per le violenze subite da cittadini inermi e mai punite; la paura, di essere il prossimo a subirle.
Vogliono che io ti guardi e che le prime due emozioni che emergano, contemporaneamente, siano la rabbia e la paura. La rabbia di chi sa che, qualunque cosa succederà in piazza, saranno sempre e solo i poliziotti ad averne le colpe, la paura di lasciarci le penne, portare a casa fratture e suture e che, qualunque cosa accada, il mio stipendio non basterà a pagare gli avvocati e distruggerà l’economia fragile della mia famiglia.
Vogliono che io guardi le squadre nere che vi assalgono e che, dentro di me, sussurri “bravi”.
Vogliono che io guardi le manganellate e pensi “ben vi sta”.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico: una guardia.
Vogliono che io ti guardi e che veda in te il mio nemico: un manifestante.
Eppure, in questa giornata, io ti guardo e vedo soltanto Rocco, Antonio, Vito, Vincenzo, Emanuela, Agostino, Walter e Claudio, Poliziotti sì, ma miei fratelli, sorelle, figli, figlie, compagni, amici.
Eppure, in questa giornata, io ti guardo te e vedo soltanto Peppino Impastato, Danilo Dolci, Mauro Rostagno, che mettevano in pratica la disobbedienza civile, sì, ma erano e sono miei compagni e combattevano anche per me.
Vogliono che ci guardiamo l’un l’altro e che identifichiamo il nostro nemico nel colore dei vestiti che indossiamo e non nel sopruso, da qualsiasi “colore” esso sia commesso.
Vogliono che la frustrazione, la rabbia e la paura oscurino la nostra capacità di ragionare e di sentire.
Quello che vogliono è che si scelga la violenza. Perché la violenza è l’antitesi non solo della pace ma anche della logica e della razionalità. E finché saremo impegnati ad usare violenza non avremo il tempo di riflettere e trovare il giusto modo per raggiungere l’obiettivo, che è solo uno: la giustizia. In ogni sua forma e dimensione, sia questa in un tribunale, in un ospedale, sul posto di lavoro.
Questa giornata è la dimostrazione che il nostro nemico è un altro e che, alla fine dei giochi, è lo stesso: la violenza. Non solo la violenza fisica, quella risulta meno grave alla Storia, ma soprattutto la violenza morale, la sopraffazione del più debole. L’ingiustizia impunita.
Questa giornata ci trova schierati dalla stessa parte e, se si è capaci di farlo una volta, lo si può fare ancora. Ma non diventando tutti poliziotti o tutti manifestanti – come spesso ci viene chiesto -, non imponendo all’altro il proprio modo di migliorare questa società, quanto difendendo, qualsiasi sia la nostra occupazione e qualsiasi colore indosseremo alla prossima manifestazione, l’importanza dell’onestà intellettuale e il rifiuto dell’abuso e della violenza. Ricordandoci sempre che il nostro comune obiettivo non è la vittoria della squadra rossa o di quella nera ma quella della squadra dei giusti e degli onesti.
Federica Fabbretti (Agende Rosse) e Luigi Lombardo (Siap Palermo)
http://www.antimafiaduemila.com/home/di-la-tua/238-senti/65662-dialogo-di-un-poliziotto-e-di-un-manifestante-un-giorno-prima-del-g7.html

Memoria..

Facciamo memorie insieme..